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Intervista a WILLIAM GRECO, talento neritino

Ciao William grazie per aver accettato, iniziamo con la prima domanda, come è nato l’interesse innanzitutto per il pianoforte?
Io non provengo da una famiglia di musicisti e l’interesse per il pianoforte è nato un po’ per gioco. Quando avevo cinque anni mi regalarono una tastiera giocattolo dove passavo ore a suonarla e cercavo di riprodurre le brevi melodie famose anche dei cartoni animati. Poi la decisione di iniziare le lezioni private e quindi un percorso accademico che mi ha portato prima al diploma e poi alla laurea.

Sei diplomato in pianoforte classico…
Sì, in realtà prima di diplomarmi ho avuto una crisi verso la musica classica. Non riuscivo a trovare stimoli nell’ eseguire gli spartiti classici, mi sembrava tutto ‘fermo’. Nel frattempo mi sono trovato ad ascoltare dei cd di musica jazz ed ho capito la mia strada. Da quel momento mi sono avvicinato anche alla musica ‘non accademica’ iniziando ad intraprendere lo studio dell’improvvisazione. Ho sempre portato avanti i due stili, quello classico e quello jazz.

Nel 2015 è uscito il tuo disco ‘Corale’ che già il nome dà modo di pensare che ci sia qualcosa di classico, mi viene subito in mente Bach…
Il disco risente di tutte le mie influenze e prende il nome dal brano da me composto, contenuto nell’album, caratterizzato da un’introduzione corale in senso classico ma il materiale musicale è moderno. Ho anche utilizzato il canto in quanto volevo che la melodia fosse l’aspetto principale di questo mio lavoro discografico. Tra le collaborazioni infatti c’è la voce di Carla Casarano. I pezzi vanno dal piano solo fino a formazione in quintetto con tutti i musicisti impegnati a suonare insieme in questa registrazione. C’è anche il brano ‘Fryderyk’, una mia composizione che riprende alcuni preludi del compositore classico Chopin.

Cosa vuoi dire riguardo le collaborazioni?
Marco Bardoscia, Raffaele Casarano e Carla Casarano non potevano mancare nel mio disco. Oltre l’aspetto musicale c’è prima di tutto una lunga e sincera amicizia. È stato bello condividere con loro l’emozione della nascita di questo lavoro discografico. Alla batteria invece c’è Massimo Manzi, un artista straordinario e di alto livello.

Questa estate è stata ricca di concerti, sei anche andato in Francia vero?
A marzo sono stato l’artista italiano residente all’ Istituto Italiano di Cultura a Parigi; un intero mese dove ho tenuto diversi concerti di musica classica o di jazz. Poi sono ritornato a giugno. È stata un’estate ricca di progetti, oltre i concerti per la presentazione del disco.

Quale consiglio daresti a chi volesse iniziare a studiare musica jazz?
Il mio consiglio è di avere sempre un’apertura mentale verso tutta la musica. Anche i grandi compositori ed esecutori di jazz conoscevano bene per esempio tutto il repertorio classico.

*Intervista a cura di Alessandra Margiotta

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