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Michela Grena: “Ogni giorno mi divido tra didattica e canto, nutrimento per la mia felicità”

Quando è nata la tua passione per la black music?
Sono molti i dischi che mi hanno guidato in questi anni ma tre in particolare mi hanno davvero sconvolta, forse perché li collego agli anni in cui sognavo di cantare ma ancora il tutto restava chiuso nella mia cameretta. Il primo risale credo alle scuole medie. Mi aveva sconvolto il suono della voce di Tracy Chapman nel suo disco dal titolo proprio Tracy Chapman, non si trattava ancora di musica black, non in senso stretto, ma quel suono profondo e scuro di sicuro ha segnato i miei gusti e credo mi abbia portato ad ascoltare tutto quello che è arrivato dopo. Ricordo le session infinte di “The first instrument” di Rachelle Ferrell che ho dovuto ricomprare perché ad un certo punto non funzionava più… e poi di certo “I Never Loved a Man the Way I Love You” di Aretha Franklin. E’ iniziata subito dopo la voglia di mettersi in gioco omaggiando questi sound e queste voce, con i primi progetti live dopo le scuole superiori, in particolare in un gruppo “The Black Coffees” nel quale per anni ho cantato le canzoni dei miei Re e delle mie Regine, Steve Wonder, Marvin Gaye, Ottis Redding, Ann Peebles, Ray Charles… A quegli amori si sono poi aggiunte le voci di Lauryn Hill, Erika Badu, Jill Scott, Alicia Keys…
Da tutta quella esperienza è nato nel 2012 un piccolo ep di canzoni mie, racchiuse nel progetto One Beat che spero prima o poi di inserire nel mio primo vero disco solista.

Quale motivo ti ha portato ad aderire al progetto Women in Black Vol. 2?
Credo sia fondamentale fare gruppo e diventare voce unica di un movimento, non è sempre stato così e mi rende felice che ci siano sempre più donne a mettersi in gioco nella musica, per cui quando ho colto che c’era l’opportunità di condividere l’arte e la creatività ho detto subito di sì! Mi è piaciuto moltissimo lavorare al riddim, scrivere una canzone da zero ci porta molto spesso ad essere prigionieri dei nostri clichè, quindi adattarsi ad una musica già scritta è stato un lavoro stimolante e molto divertente, partendo dal fatto che i Riddim di Andrea mi sono piaciuti subito!

In Italia non è semplice lavorare con la musica. Tu come cerchi di sopravvivere sulla scena?
Più che sopravvivere il mio principio fondamentale è vivere, cioè mettere sempre al primo posto ciò che amo fare, senza mai scendere a compromessi, dovuti magari all’esigenza economica di doversi mantenere. Mi divido tra la didattica e il canto, ma non saprei se davvero potrei mai rinunciare ad una delle due cose, entrambe mi permettono di crescere ogni giorno, di nutrirmi e di essere felice delle mie scelte. La strada non è di certo facile né breve, ci vuole pazienza e perseveranza, ma di certo fa stare bene realizzare ad un certo punto di ritrovarsi dove più o meno si sperava di essere.

Con quale grande artista internazionale ti piacerebbe fare un featuring?
Mmm, dipende…Quanto posso sognare?
Azzardando nomi del main straim sicuramente Alicia Keys, che tra l’altro ha appena fatto uscire un disco stranissimo, fuori dalle logiche del mercato, un disco sanguigno e davvero potente. Se devo pensare al reggae mi piacerebbe di sicuro duettare con Martin Campbell o con Norman Grent dei Twinkle Brothers. E se penso all’Italia adoro il suono, la poesia e la coscienza del Maestro Enzo Avitabile, l’ultimo disco “Lotto Infinito”, è un capolavoro assoluto.

Qual è l’ultimo disco che hai ascoltato?
Xana Romeo – Wake up.

Quali progetti hai per il futuro?
Dedicarmi ai prossimi live con il mio gruppo Wicked Dub Division e cominciare a pensare al nostro terzo disco. La primavera mi porterà in tour anche con un altro bellissimo progetto friulano, The North East Ska Jazz Orchestra, una big band di 19 elementi che riarrangia in chiave ska i classici del repertorio jazz americano. L’estate mi auguro sarà ancora carica di concerti, sarò sempre in giro con i WDD, e continuerà la mia collaborazione con Zion Train come vocalist insieme a Dub Dadda.

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