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ARTISTA ALLO SPECCHIO: AMINTA

Aminta è un gruppo avellinese di musica soul con contaminazioni jazz, R&B, funk ed elettronica. Atto I è l’album d’esordio uscito il 13 gennaio per Feel Records. In questa intervista la band racconta com’è nato il progetto.

Presentatevi ai lettori di Music in Black
Ciao a tutti, noi siamo gli Aminta, un gruppo di Avellino e dintorni. La band è formata da Caterina Aprile cantante e filologa, Lorenzo Pesce chitarrista ed arrangiatore, Francesco Mercadante bassista e geologo, Riccardo Iannaccone batterista laureato in storia e critica dell’arte, Giuseppe Capriello sassofonista tenore e soprano e Michele Ruggiero pianista.

Come vi siete conosciuti? Quando è nata l’idea di formare la band?
Alla fine del 2021 è iniziato questo viaggio dopo che Caterina e Lorenzo decidono, in collaborazione con Feel Records, di creare un progetto neo-soul. Dopo l’esperienza chitarra e voce abbiamo deciso di ampliare il progetto con batteria, basso, sassofono e tastiere.

Parlate in breve del vostro ultimo lavoro discografico
Atto I è un EP che proviene dalla nostra voglia di fare musica e da ciò che ci piace di più. L’EP si sviluppa in 6 tracce: “Bertrand’s Theme” e “Russell’s Outro” incorniciano il resto delle canzoni con un sample di un discorso del 1959 di Bertrand Russell nel quale vi è un messaggio ai posteri; “Out Of The Water” è il primo brano che abbiamo scritto e ne siamo particolarmente affezionati; “Se Non È…” è il brano su cui abbiamo azzardato di più dato che è l’unico brano in italiano del disco e molto probabilmente non sarà l’ultimo; “Be Grateful” è il singolo con il quale ci siamo presentati nonché l’unico brano fino ad ora con il videoclip ideato dal nostro caro Mattia Arnone; L’ultimo
brano è “No Place For You” il quale è l’unico brano ad avere una sezione di fiati (due sax tenori ed un contralto).

Credete più nel talento o nello studio accurato?
Il talento sicuramente è un elemento da non sottovalutare ma a volte diventa sterile se non vi è una base di conoscenze. Per fare musica è importante conoscere il passato e chi ha fatto bellissima musica prima di te. Oltre la conoscenza del passato vi è la conoscenza delle tecniche e la ricerca/curiosità teorica le quali servono come tavolozza di colori, più colori hai a disposizione più riuscirai ad esprimere uno stato d’animo in musica.

Come vedete il panorama musicale italiano della black music oggi?
Nonostante il genere sia probabilmente più conosciuto e amato all’estero, ci sono vari artisti italiani che seguono la direzione della black music e che ci hanno ispirato molto nel nostro percorso. Parlare di genere musicale, senza tener conto delle influenze e delle commistioni, è complesso. Potremmo fare dei nomi come Davide Shorty, Ghemon, Serena Brancale, ma di base rientrano tutti nel calderone del soul, dell’ R&B.

Cosa pensate dei social come strumenti di promozione e diffusione musicale?
I social sono un’arma a doppio taglio. Sicuramente ti danno l’opportunità di farti conoscere ad un bacino di persone molto ampio ma a discapito di quello che fai. La musica diventa un prodotto, il reel deve essere molto breve ed accattivante e tante altre cose. Per vedere video di gatti e cani è perfetto il social.

Quali artisti vi hanno ispirato?
Per rispondere a questa domanda ci vorrebbe un’intera pagina piena di nomi, ma ci limiteremo a rispondere in pochi righi. Per gli artisti del passato sicuramente possiamo nominare Thelonious Monk, John Coltrane, Pino Daniele e tanti altri. Per gli artisti dei nostri giorni invece ci sono artisti come i Vulfpeck, Nate Smith, Jorja Smith.

Quale consiglio dareste a chi sta iniziando un percorso musicale?
È difficile approcciarsi al mondo della musica, soprattutto all’inizio bisogna affrontare molti “fallimenti” cadendo e rialzandosi ripetutamente. Ci vuole molta costanza e non importa se hai talento o non hai talento, l’importante è che la musica diventi la ragione della tua vita.

 

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