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Intervista a LUDOVICO EINAUDI – Tra ‘La Scala Concert’ e ‘Mercan Dede’

La ‘Scala Concert’ è il doppio cd basato su improvvisazioni e modifiche estemporanee dei brani originali; da dove nasce questa estemporaneità?

Nasce da una serie di riflessioni e ispirazioni. Ogni progetto è frutto di un momento legato ai miei interessi, a delle ispirazioni che sono appunto di quel periodo e possono essere dei viaggi o delle ispirazioni letterarie. In ‘Divenire’ per esempio ci sono delle letture filosofiche, invece il cd ‘I Giorni’ è nato dopo il viaggio in Africa.

Analizzando la sua discografia si nota la maggiore attenzione verso i progetti con artisti stranieri, ad esempio Ballakè Sissoko o Mercan Dede. Cosa rappresentano questi lavori discografici?

Sono degli approfondimenti musicali nei confronti di altre culture che sono diverse dalla mia. Nel caso di Ballakè c’è l’interesse per l’Africa. Mi piace molto cercare culture lontane dalla mia e conoscere nuove realtà autoctone.

La ‘Scala Concert’ è un live dove vengono rieseguiti dei brani già esistenti apportando però delle modifiche estemporanee. Perché la scelta di suonare proprio questi brani?

I concerti dal vivo rappresentano quello che uno ha prodotto artisticamente e in quelli da solista in particolare c’è una variante libera ed ogni esecuzione ha una sua identità, una sua unicità. Mi piace lasciare una finestra aperta all’idea che possa nascere una variazione nel momento del concerto.

Analizzando le modifiche si notano le variazioni di stile. E’ un cambiamento avvenuto negli anni o è solo un modo diverso di interpretare gli stessi brani?

Non ho mai analizzato le differenze ma sono variazioni legate al momento. Interpreto la mia musica in modo libero, come sento il brano in quel momento così lo suono.

Quando è avvenuto l’incontro con Mercan Dede e perché la scelta di collaborare con lui?

L’incontro con Mercan Dede è avvenuto a Bari durante un festival di culture. E’ un artista che proviene dalla cultura dei Sufi quindi mi interessava conoscere meglio la sua cultura e non solo quella musicale. E’ un progetto dove Oriente ed Occidente si uniscono. Mi affascinavano molto le sue musiche su una base radicata alla tradizione ma con lo sguardo al moderno, quindi il connubio tra antico e moderno.

Nello spettacolo con Mercan Dede il pianoforte si inserisce perfettamente nell’ensemble di musica araba e Oriente ed Occidente si uniscono come per magia, questo dimostra che la musica riesce a superare qualsiasi confine?

Sì, la musica può stabilire dei dialoghi superando le barriere linguistiche ed ideologiche e a trovare dei punti di contatto che si basano sulla comunicazione tra esseri umani. La musica in qualche modo tocca delle corde che risuonano e che vanno oltre il pensiero. Diventa qualcosa come tra lo spirituale ed il fisico.

*Intervista a cura di Alessandra Margiotta