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INTERVISTA A WALTER DE STRADIS, AUTORE DEL LIBRO “CONVERSAZIONE SULLA MUSICA LUCANA”

Walter De Stradis, giornalista e scrittore originario di Potenza, ha dedicato molti anni della sua carriera alla radio e alla scrittura, pubblicando diverse opere tra cui la più più recente “Conversazioni sulla musica lucana”. In questa intervista ci porta alla scoperta di come è stato realizzato il libro e del contributo che offre al territorio.

Walter è uscito il tuo nuovo libro “Conversazioni sulla musica lucana “, racconta il motivo che ti ha spinto alla realizzazione di questo tuo lavoro.

Il motivo è abbastanza semplice, l’assenza di una pubblicazione simile, ovvero un testo che fornisse una prima (anche se non è certo un “omnibus”) ricognizione degli artisti meglio rappresentativi dello “status” della musica contemporanea prodotta da Lucani e/o in Lucania. Nel libro ci sono però anche interviste a critici, giornalisti, registi, persino a sacerdoti, che si occupano o si sono occupati a vario titolo della “musica lucana”. Non mancano i punti di vista, espressi sulla realtà della mia regione, di autorevoli voci “esterne”, come quella del giornalista e produttore Renato Marengo o del musicista e ricercatore Ambrogio Sparagna.

Nel corso delle tue conversazioni con artisti lucani, quali temi sono emersi con maggiore forza e che ritieni siano cruciali per comprendere la scena musicale della regione?

Direi che sono emersi alcuni concetti molto interessanti. Innanzitutto possiamo dire che, terra privilegiata dell’etnomusicologia, la Basilicata è in realtà ricchissima di realtà musicali che spaziano tra i generi più disparati. Se vogliamo rimanere in tema di “black music”, ad esempio, i bernaldesi Krikka Reggae sono da un ventennio una realtà importante del panorama della musica in levare italiana. Ma c’è anche Danilo Vignola, da Genzano (Pz), uno dei più rinomati ukulelisti al mondo. Ma, come dicevo, i “personaggi” sono moltissimi, a volte quasi del tutto ignoti persino ai Lucani stessi. E qui passiamo al secondo aspetto: molti dei protagonisti intervistati hanno manifestato un disagio relativo a una mancanza di visione unitaria, anche e soprattutto politica, volta a valorizzare un patrimonio ricchissimo (sia di tradizioni, mutevoli da zona a zona, sia di innovazioni) che ben potrebbe essere volano di sviluppo economico e culturale. Alcuni dei musicisti vedrebbero di buon grado una “Notte della Taranta” lucana, e cioè un grande evento culturale e turistico di richiamo, ma – e qui veniamo a un ulteriore concetto- sarebbe forse necessaria una maggiore consapevolezza comune e il venir meno di alcuni campanilismi e “particolarismi”. In ultimo, posso dire di aver registrato in alcuni paesi (e penso a realtà come gli Accipiter, di Accettura, Matera), una rinnovata voglia di riscoperta, da parte dei giovani, dei valori della musica popolare, che si fa veicolo di messaggi e rivendicazioni anche sociali, sposando generi musicali diversi quali il rock e lo stesso reggae.

Questo libro rappresenta il terzo volume di una trilogia sulla musica regionale. Quali sono gli elementi che accomunano i tre libri e cosa li rende unici?

“Conversazioni sulla Musica Lucana” giunge a stretto giro dopo “Nella Testa di Antonio Infantino”, (dedicato al filosofo e sciamano di Tricarico, Matera, a cui molto deve la riscoperta della Taranta nel Sud Italia), e “Lo chiamavano Michele di Potenza” (incentrato sul cantante folk che ha codificato su disco i canti e soprattutto un certo immaginario della tradizione potentina), tutti usciti per Villani Editore, il che rende possibile reperirli agilmente da ogni parte d’Italia. L’elemento che sicuramente accomuna i tre testi è il bisogno di codificare, ricordare e fotografare il patrimonio (o perlomeno una sua parte importante) musicale lucano, di cui -come accennavo- molto spesso si ha una visione molto frammentata all’interno della Lucania stessa. Il che rende, almeno finora, questi tre libri unici nel loro genere. Mi auguro che in regione ne escano anche altri, ma certamente da parte mia c’è ancora molto da scrivere. Tantissimo.

Come la tua esperienza radiofonica ha influenzato la scrittura e la creazione di questa opera?

Molte delle interviste trascritte nel testo sono state infatti realizzate nel corso della mia trasmissione “I Viaggi di Gulliver”, che ormai da diversi anni va in onda su Radio Tour Basilicata (il lunedì sera alle 20 e 20). Credo che il segreto, in generale, per una buona intervista è far dimenticare al tuo interlocutore che lo stai intervistando! A volte è una cosa che accade: quando l’intervistato si sente davvero a suo agio, apre le valvole, allora…

Qual è il contributo più significativo che ritieni che questo libro offra alla comprensione della musica nella regione Basilicata?

Come accennavo, pur non trattandosi certo di un “censimento”, credo che il contributo maggiore che possa dare è la “fotografia”, nitida, di un gran numero di cantanti, musicisti e band -con un “range” che va dalla tarantella all’elettronica, dal jazz a rock sperimentale- che “insospettabilmente” sono presenti in Basilicata; in una terra che viene vista -pur giustamente- come “culla” della ricerca etnomusicologica, ma che non è solo questo, bensì anche un territorio fervido in cui pullulano e convivono creatività, genialità e amore per la tradizione. E poi, particolare non da poco, dietro alcuni personaggi ci sono delle storie incredibili. Passare un’estate (ma non solo) qui da noi, significa anche godersi concerti stimolanti nei vari paesi e -per usare un termine culinario- ce n’è davvero per tutti i gusti. La Basilicata si sta consolidando come terra di Cinema, lo stesso potrebbe accadere per la musica. Ma la politica l’avrà capito???

 

Un pensiero su “INTERVISTA A WALTER DE STRADIS, AUTORE DEL LIBRO “CONVERSAZIONE SULLA MUSICA LUCANA”

  • Grande Walter. Unico

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