Hip HopInterviste

Tupac & Notorious – Intervista agli scrittori del libro ‘Who Shot Ya?’

Ciao Federico ed Andrea, il vostro libro ‘Who Shot Ya?” su Tupac e Notorious è molto interessante per chi vuole saperne di più. Perché la scelta di approfondire alcuni aspetti proprio su questi due grandi personaggi della storia dell’hip hop?

Andrea: Proprio perchè erano due grandi personaggi oltre che artisti immensi.
Pac in particolar modo aveva una storia familiare alle spalle che affondava le sue radici nelle black panther. Qualsiasi cosa facevano brillavano ed erano puri. Forse troppo….
“The good die young”

Federico: Tupac e Biggie sono stati due poeti urbani di spessore e grande influenza sulla gioventù afro-americana degli anni 90’. Per la gente di colore, per certi versi, hanno rappresentato quello che monumentali gruppi rock quali Clash, Who e, in epoca più recente, Nirvana (solo per citare i primi che mi son venuti in mente) rappresentavano per i ragazzi bianchi disagiati. Solo che, mentre per i suddetti gruppi rock da noi la bibliografia era vastissima, per Biggie e Pac non era così. Pertanto ci è sembrato doveroso sopperire a questa mancanza. Colmare vuoti culturali credo sia il compito di ogni scrittore degno di questo nome.

Nel libro c’è la prefazione di Tormento, la scelta è casuale tra i grandi nomi dei rapper italiani o c’è qualche motivazione?

A: Sono troppo di parte per parlare di Torme. E’ un mio caro amico,una persona che stimo e con cui ho collaborato. E’ stato ed è tutt’ora il più grande rapper italiano. Per tecnica,melodie e flow.
Ha solo la sfortuna di vivere in un Paese che non sa apprezzare il vero.

F: Volevamo un artista che avesse vissuto veramente gli anni novanta, sia da un punto di vista musicale che in un’ottica meramente street, e quella di Massi ci è sembrata la scelta migliore. È un grande, grandissimo rapper e una persona per bene. Chi segue il genere in questo paese dovrebbe sciacquarsi la bocca prima di parlare di Torme.

Il libro termina con l’intervista al poliziotto che ha curato le indagini degli omicidi. È stato difficile riuscire a stabilire un contatto con lui? Come ci siete riusciti?

A: Sono orgoglioso che il signor Kading abbia accettato una intervista esclusiva. Questo ha arricchito il libro e confermato in toto le nostre tesi dandoci ancora più credibilità.

F: Una sera mentre cazzeggiavo su internet ho trovato un’intervista all’ispettore Kading dove parlava di come avesse risolto i due casi di omicidio più controversi della storia della musica. Incuriosito, l’ho cercato su facebook e l’ho trovato. A quel punto ho telefonato ad Andre per sapere che ne pensasse, lui era d’accordo e così gli ho scritto. Chiedere è lecito, rispondere cortesia. Qualche giorno dopo Mr Kading ha riposto e accettato di rilasciarci l’intervista. È stato davvero disponibile.

Come immaginereste oggi Tupac e Notorious se fossero ancora vivi e come sarebbe stato diverso il mondo della musica rap con la loro influenza ‘attiva’?

A:Con la morte di Pac e Biggie è morto un certo tipo di hip hop ed un certo tipo di cultura.
Biggie se fosse ancora vivo si godrebbe i soldi fatti con qualche ***** e Pac sarebbe ancora più incazzato verso un mondo sempre meno alla ricerca del vero.

F: Entrambi me li immagino abbastanza defilati dalla musica. Tupac magari più coinvolto nella sua attività d’attore e maggiormente impegnato nelle lotte per i diritti dei neri, o forse in politica. Chissà, magari si sarebbe trasformato in una versione di Obama decisamente più radicale e meno laccata. Ce ne sarebbe bisogno.
Biggie invece lo vedo coinvolto in diverse attività manageriali, sai tipo linee d’abbigliamento, catene di fast food, e qualche grossa produzione internazionale. Nei conti e nel far girare i soldi era geniale almeno quanto nella musica.

Perché l’idea di scrivere questo libro?

A:La mia idea quando scrivo un libro,una poesia o qualsiasi cosa è sempre la stessa: la ricerca del vero. E Biggie e Pac prima che artisti erano uomini veri.

F:Lo ripeto, erano due artisti incredibili che hanno significato tanto per milioni di ragazzi, ci è sembrato ingiusto che in Italia non ci fosse un libro che raccontasse la loro storia.
.

Ci sono altri progetti futuri insieme?

A: Ad oggi non ci sono,ma non lo escludo. Mi sono trovato bene a scrivere insieme a Federico.

F: Se arriverà un’idea buona perché no? Mi piace scrivere a quattro mani. L’ho fatto anche con Bunna e Madaski degli Africa, con il mio amico Vacca e recentemente con Babaman. quindi se capiterà l’occasione giusta sarà un piacere tornare a lavorare con un eccellente noirista come Andrea. Per adesso nel mio futuro di certo c’è soltanto l’uscita a maggio della terza edizione aggiornata del mio “Bob Marley-In This Life”, dedicato al re del reggae, alla cultura rasta e ai tanti figli di Bob. Poi chissà, il futuro è incerto come dice il mio amico Tonino Carotone.

Dove è possibile acquistare il libro?

A: Il libro si trova e chi ha voluto acquistarlo lo ha fatto. Se un lavoro così minuzioso e dettagliato fosse stato prodotto dai colossi dell’editoria e promosso con un bugdet importante sarebbe stato un best seller ma siamo soddisfatti comunque delle vendite.
Prima che uscisse anche chi in teoria avrebbe dovuto darmi una mano mi prendeva in giro dicendomi che dovevo continuare a scrivere libri noir. Sono felice di questo lavoro.
Poi i miei lettori sanno che Andrea Napoli scrive quel ***** che gli pare. L’importante è farlo con coerenza, con il mio steelo e mettendoci il cuore.

F: Nelle grandi catene è disponibile, così come nei tanti store online. E pure in qualche libreria indipendente che ha avuto voglia di credere in questo progetto. Non sai quanti quando abbiamo presentato il libro ci hanno preso per il culo: “Ah, ah di due rapper neri morti vent’anni fa non fregherà niente a nessuno”.
È passato un anno e siamo già alla terza ristampa. Ancora una volta i lettori si sono dimostrati più intelligenti degli addetti ai lavori.